Molto spesso si sente parlare di danni materiali e morali: se, però, i danni materiali sono sempre comprensibili e chiari anche per chi non è un legale, i cosiddetti danni morali molto spesso non sono così di facile comprensione nella loro forma e nella loro sostanza. Si corre quindi un doppio rischio: da un lato, la poca conoscenza della materia fa sì che questi siano trascurati anche quando esistenti; dall’altro, si può credere di averne diritto anche quando invece non è così.
In effetti, quella dei danni morali è una questione molto controversa anche per gli addetti ai lavori: valutare in maniera concreta e con un corrispettivo economico quale danno sia stato subito da una persona nella sua sfera psicologica è cosa molto difficile anche per un medico. In questo articolo, daremo qualche indicazione: resta, però, assolutamente indispensabile chiedere consiglio a un legale, magari a un avvocato online per risarcimento danni, per capire quali sono le opzioni a disposizione per far valere i propri diritti.
Cosa sono i danni morali?
La definizione di danno morale non è purtroppo chiara e univoca; o meglio, in un certo senso lo sarebbe, ma la Corte di Cassazione si è espressa diverse volte per chiarire la situazione; questo è un segno che i termini di applicazione non sono stabiliti in maniera nettamente chiara. Il principio di discrezionalità del giudice in questi casi ha molta importanza e diventa fondamentale il modo in cui il caso e la richiesta di risarcimento vengono presentati dai propri legali. Anche per questo, non sempre gli avvocati accettano casi di richiesta danni morali: se ritengono che la situazione non sia chiara, per correttezza preferiscono non coinvolgere il cliente in una lunga diatriba processuale.
Nel 2002, la Corte di Cassazione, in una pronuncia riguardante una causa di lavoro, ha definito il danno morale come “l’ingiusto turbamento dello stato d’animo del danneggiato o anche nel patema d’animo o stato d’angoscia transeunte generato dall’illecito”. In linea di massima, quindi, il danno morale si può configurare come l’insieme di sofferenze psicologiche, che siano conseguenza delle lesioni o dei comportamenti che vengono contestati. Determinare con precisione questo tipo di danno diventa, però, una questione più complessa.
Per esempio, non è possibile chiedere risarcimento per ogni turbamento psicologico. La giurisprudenza distingue in maniera abbastanza netta e univoca quelli che si possono definire inconvenienti o disagi della normale vita di tutti i giorni da quelli che invece sono considerabili veri e propri danni morali: se il parrucchiere, per esempio, sbaglia il taglio di capelli, ci si può arrabbiare e decidere di cambiare professionista, ma non è da ritenersi un danno morale; se, però, questo taglio sbagliato comporta il fatto che non ci si può più presentare alla Notte degli Oscar, allora la situazione potrebbe essere diversa perché ha causato un oggettivo impedimento o danno d’immagine.
Le prove dei danni morali
Un buon avvocato serio saprà determinare se c’è possibilità di ottenere il danno morale in relazione alla situazione. Per ogni specie di danno, compreso quello materiale o patrimoniale, anche per il danno morale è necessario che chi vuole il risarcimento provi l’esistenza del danno e quale evento singolo o protratto nel tempo di responsabilità della parte avversa abbia dato origine al danno. In termini legali, si dice che l’onere probatorio è a carico del richiedente.
Se, insieme al presunto danno morale, siamo in presenza anche di un danno fisico, come potrebbe essere la frattura di una gamba a seguito della situazione incriminata, allora la situazione può essere più semplice, perché il danno morale viene correlato all’infermità. Anche in questi casi, tuttavia, la consulenza di un legale serio è fondamentale.